Brevi note della Segreteria Generale (20-26 aprile 2020)

“È ormai vicino il mese di maggio, nel quale il popolo di Dio esprime con particolare intensità il suo amore e la sua devozione alla Vergine Maria. È tradizione, in questo mese, pregare il Rosario a casa, in famiglia. Una dimensione, quella domestica, che le restrizioni della pandemia ci hanno ‘costretto’ a valorizzare, anche dal punto di vista spirituale. Perciò ho pensato di proporre a tutti di riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa nel mese di maggio”. Così scrive Papa Francesco in una Lettera rivolta a tutti i fedeli e datata sabato 25 aprile, Festa di San Marco Evangelista. Ad essa il Santo Padre allega anche “i testi di due preghiere alla Madonna, che potrete recitare al termine del Rosario, e che io stesso reciterò nel mese di maggio, spiritualmente unito a voi”. La Chiesa italiana inizierà il mese di maggio rinnovando un Atto di affidamento alla Vergine Madre. Lo fa associando alla sua intercessione quella di San Giuseppe lavoratore, raccogliendo così le ansietà e le preoccupazioni di un mondo che sperimenta le incognite del futuro. Lo fa in un luogo simbolo – Caravaggio – nella regione (Lombardia), nella provincia (Bergamo) e nella diocesi (Cremona) maggiormente flagellate da una tempesta di dolore e di morte, affrontata con le vele spiegate della carità spirituale e materiale, assicurata da un tessuto sociale incredibilmente sano e generoso. Lo fa ringraziando per il servizio di parroci, religiosi e suore, di medici, infermieri e volontari, di Pastori e fedeli che non hanno disarmato, restituendo in mille forme il volto di una comunità ecclesiale umile e fraterna. Lo fa con la voce delle persone ammalate, bisognose e in difficoltà; dei defunti – che consegna alla misericordia del Padre – e di quanti li piangono, per i quali intercede il dono della consolazione. Venerdì 1 maggio, alle 21, sarà possibile unirsi alla preghiera trasmessa da Tv2000, dove Caravaggio diventa tappa di quel pellegrinaggio di generazioni di credenti, che nei santuari del Paese sono ricorsi con fiducia alla protezione della Vergine Madre.

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L’attesa per il nuovo Decreto arriva a conclusione di una settimana nella quale la Presidenza e la Segreteria Generale, forti del contributo offerto giovedì 16 aprile dal Consiglio Episcopale Permanente, hanno intensificato la presentazione delle attese delle richieste della comunità ecclesiale, relative alla cosiddetta “Fase 2”.
Particolarmente preziosa anche in questa tornata è stata la collaborazione con la Segreteria di Stato, incontrata più volte nel giro di pochi giorni. In tali circostanze, dalla Santa Sede è stato espresso apprezzamento per la prossimità della Chiesa italiana alla gente, che versa in situazioni di estrema difficoltà, nonché stima per la testimonianza responsabile e il comportamento unitario assunto dai Vescovi.
La condivisione ha riguardato, quindi, la linea della CEI, fatta di interlocuzione continua con le Istituzioni, alle quali sono stati segnalati anche alcuni interventi esagerati e lesivi, operati sul territorio da parte di chi ha il compito di verificare il rispetto delle misure governative.
Di questa interlocuzione sono parte sostanziale le richieste presentate a più riprese dalla Segreteria Generale al Governo italiano, con la sottolineatura esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte all’emergenza sanitaria – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.
In primis, si punta a ottenere da subito la possibilità di celebrare i funerali, almeno con gli stretti familiari del defunto. Quanto alle celebrazioni eucaristiche, si è rappresentato come le chiese siano ampie e consentano la partecipazione di fedeli a celebrazioni che rispettino in pieno la normativa sanitaria.
Al Ministero dell’Interno e alla stessa Presidenza del Consiglio sono state sottoposte bozze di orientamenti e protocolli, frutto del confronto costante con i Vescovi.
Si è ribadito che alle misure disposte dalla politica a tutela della salute, la Chiesa italiana si impegna a continuare a corrispondere in pieno, ma non può accettare che se ne comprometta la libertà di culto. Un prolungamento arbitrario delle limitazioni sarebbe considerato discriminatorio e incontrerebbe la necessità del ricorso agli ordinari strumenti di tutela offerti dall’ordinamento.

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Per il suo rilievo pubblico, un segnale significativo giunge giovedì 23 aprile dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che in un’intervista ad Avvenire afferma: “I continui e proficui contatti con la Conferenza Episcopale Italiana ci hanno permesso di tracciare le prime indicazioni per lo svolgimento in sicurezza delle funzioni religiose, seppure senza la presenza dei fedeli a causa della grave situazione epidemiologica. Adesso però, in considerazione di un quadro sanitario in parziale miglioramento, sono allo studio del governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Circa la possibilità di celebrare i funerali aggiunge: “Non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni dei funerali alle tantissime famiglie colpite da un lutto. Proporrò al governo, in vista della fase di graduale riapertura, di compiere un passo concreto: dobbiamo poter tornare a celebrare i funerali, seppure alla presenza soltanto degli stretti congiunti, seguendo le modalità che l’Autorità Ecclesiastica riterrà di applicare nel rispetto delle misure di distanziamento fisico dei partecipanti”. In realtà, la giornata di sabato 25 aprile è segnata da un confronto teso, nel corso del quale viene comunicata la posizione ferma del Comitato tecnico-scientifico, contraria alla ripresa delle celebrazioni con il popolo. La Segreteria Generale, torna a rappresentare alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico la necessità di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia. Così, davanti all’intervista rilasciata a Repubblica domenica 26 aprile dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – “Abbiamo sollecitato al Comitato tecnico-scientifico l’indicazione di nuove regole per le cerimonie religiose. Auspichiamo di poter venire incontro all’esigenza, fondamentale per i credenti, di accostarsi ai sacramenti” – la Segreteria Generale manifesta una forte preoccupazione, chiedendo che “queste parole non precludano a un ritorno indietro rispetto a quanto convenuto, perché sarebbe ingiustificabile”. Nella mattinata la posizione della Segreteria Generale viene formalizzata alla Presidenza del Consiglio con un documento dai toni molto forti, che richiamano il diritto e l’esercizio della libertà religiosa. Vi si ribadisce che dal Governo si attendono misure sanitarie, che con responsabilità la Chiesa si impegna a rispettare, senza accettare ingerenze sulla vita della Comunità cristiana.

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Sul fronte dei rapporti politici è continuata la difficile ricerca di una soluzione per le scuole paritarie. Al Ministero dell’Istruzione si è chiesto a più riprese che vengano riconosciute misure straordinarie di sostegno, in mancanza delle quali molte di loro saranno costrette a chiudere con conseguenze pesanti non soltanto per le famiglie – private della libertà educativa – e per quanti vi lavorano, ma per l’intera collettività, sia sul piano culturale che economico. In questa direzione va la lettera con cui giovedì 23 aprile il Segretario Generale è tornato a rivolgersi al Ministro Azzolina, chiedendo l’accoglienza di alcune richieste considerate essenziali. Accanto a queste, anche la possibilità che le scuole paritarie possano partecipare con una loro rappresentanza alla task force ministeriale, che sta pensando alle modalità con cui organizzare il prossimo anno scolastico.
Sul fronte delle politiche familiari fa pensare la scelta del Governo di non finanziare la misura che avrebbe previsto un assegno mensile per ciascun figlio minore di 14 anni. La decisione sconfessa le attese sostenute insieme con il Forum delle Associazioni familiari: al di là del suo valore monetario, sarebbe stato il segno che nella tempesta il Paese ha saputo fare un salto culturale atteso da tempo. In realtà, ancora una volta ci si scontra con la fatica di mettere al centro la prima comunità naturale, alla cui tenuta rimane appeso il bene dell’intera società.

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Martedì 21 aprile si è riunito – in modalità di videoconferenza – il Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani.
L’incontro ha visto l’introduzione del Presidente S.E. Mons. Filippo Santoro che – prendendo spunto dalla situazione in cui versa il Paese e da quanto emerso nel Consiglio Permanente della scorsa settimana – ha messo in evidenza la necessità di una verifica sul cammino che si sta facendo in vista della 49ª Settimana Sociale, in programma a Taranto dal 4 al 7 febbraio 2021.
Dal confronto è emerso come la tematica – Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso – mantenga una sua forte attualità, anche rispetto all’emergenza in corso: lavoro, ambiente e salute sono realtà strettamente congiunte, volti della medesima crisi, al centro della vita delle persone e delle preoccupazioni che attraversano questo tempo.
Fra le proposte emerse, l’attivazione di una serie di incontri – anche a distanza – con i diversi settori della politica; la possibilità di promuovere dialoghi webinar con diversi gruppi di interesse: i giovani, le Consulte regionali della pastorale sociale del lavoro…
Sul piano comunicativo il Comitato avverte l’importanza di inserirsi nella dinamica generata dalla CEI attraverso il sito chiciseparera.chiesacattolica.it e nel dialogo social che sta caratterizzando positivamente questa stagione.
Nel contempo, il Comitato – proprio per poter coinvolgere il territorio nella riflessione e nella valorizzazione delle buone prassi – avverte la necessità di sottoporre all’attenzione del Consiglio Permanente la proposta di un rinvio della data di celebrazione della Settimana Sociale.

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Sentito il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica, la Segreteria Generale ha annullato il Campus ComuniDare 2020, rivolto ai seminaristi e in calendario dal 7 all’11 settembre prossimo.
Su segnalazione della Fondazione Migrantes, il Convegno delle comunità di lingua italiana nel mondo, in programma dal 20 al 23 ottobre 2020, viene posticipato di un anno.

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La ripresa dopo l’emergenza coincide con la necessità di affrontare alcune questioni rilevanti, che toccano direttamente le famiglie: i genitori, che dovranno tornare al lavoro, si misurano con il bisogno di affidare i propri figli a qualcuno, dopo le molte settimane in cui sono stati costretti a rimanere a casa; gli adolescenti, a loro volta, con la sospensione della scuola si sono trovati con lunghi tratti di tempo senza finalità e senza impegno. Si avverte, inoltre, il bisogno di non rinunciare a oltranza alle attività educative dell’oratorio, naturalmente nella consapevolezza che la pandemia chiederà modalità nuove.
Su questo sfondo, la Segreteria Generale si fa interprete della passione di tutta la Chiesa per la vita dei ragazzi.
Il Servizio Nazionale per la pastorale giovanile, con un lavoro di coordinamento della realtà territoriale, sta ultimando la definizione di una proposta articolata per “fasi”, così da riuscire a intercettare e valorizzare gli spazi che gradualmente si apriranno: da proposte di attività gestite via web a successive attività all’aperto, puntando sempre su piccoli gruppi, che vedano l’animazione di adolescenti – opportunamente formati – e la presenza educativa di giovani. E, comunque, nel rispetto delle regole che verranno disposte a tutela della salute di tutti.

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La presenza capillare di Caritas Italiana nel territorio attraverso la rete delle Caritas diocesane la porta a mettere in evidenza l’emergere di due pericoli: da una parte il diffondersi dell’impoverimento e l’acuirsi delle disuguaglianze, e, dall’altra, il sorgere di nuove tensioni sociali.
Da una prima rilevazione condotta a livello nazionale su 70 Caritas diocesane emerge un aumento in media del +114% nel numero di nuove persone che si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza coronavirus.
Le Caritas interpellate hanno evidenziato nella quasi totalità dei casi un aumento nelle segnalazioni dei problemi di occupazione e di quelli economici. Il 75,7% di esse segnala anche un incremento dei problemi familiari, il 62,8% di quelli d’istruzione, il 60% di salute, anche in termini di disagio psicologico e psichico, e in termini abitativi. Vengono poi indicati anche nuovi bisogni, come quelli legati a problemi di solitudine, relazionali, anche con risvolti conflittuali, ansie e paure, disorientamento e disinformazione.
Allo stesso tempo, si registra un aumento rispetto alle richieste di beni e servizi materiali, in particolare cibo e beni di prima necessità, sussidi e aiuti economici a supporto della spesa o del pagamento di bollette e affitti, sostegno socio-assistenziale, lavoro e alloggio. Cresce anche la domanda di orientamento riguardo all’accesso alle misure di sostegno, anzitutto pubbliche, messe in campo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, di aiuto nella compilazione di queste domande e la richiesta di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, etc.), che sono già stati distribuiti a circa 40.000 beneficiari.
Ad oggi sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 Diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 45 strutture, per oltre 1.000 posti in 33 Diocesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria (cfr. allegato).
Caritas Italiana sostiene tutte le proposte operative per fronteggiare immediatamente la caduta di reddito delle famiglie; tra queste, in modo particolare, quella di un piano per una protezione sociale universale contro la crisi, che metta in campo un intervento straordinario per i poveri, fornisca una risposta all’intera società italiana e, infine, sappia guardare al futuro, senza omettere la partecipazione e il coinvolgimento sussidiario di tutte le realtà del nostro Paese impegnate nella lotta alla povertà, incluso il Terzo Settore. ***
Continua l’opera di sostegno della CEI alle strutture ospedaliere, molte delle quali stanno radicalmente modificando la propria organizzazione interna per rispondere all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.
Ai 6 milioni di euro già stanziati nelle scorse settimane, lunedì 20 aprile la CEI ha messo a disposizione altri 2 milioni e 400mila euro – provenienti dai fondi dell’otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica – a beneficio di altre 5 realtà.
Il contributo è destinato al supporto di: Fondazione Papa Paolo VI di Pescara; Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo; Provincia Lombardo-Veneta Fatebenefratelli; Istituto Figlie di San Camillo; Provincia Religiosa Madre della Divina Provvidenza.

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Diverse Diocesi si sono rivolte alla Segreteria Generale per sottoporre la problematica relativa alla prossima scadenza delle convenzioni dei sacerdoti provenienti da Paesi esteri. Si tratta di presbiteri: a) in servizio pastorale di cooperazione tra Chiese; b) in servizio pastorale alle comunità di persone immigrate nel nostro Paese; c) in Italia per motivi di studio.
Atteso che per molti sacerdoti risulta difficile, a causa dell’emergenza epidemiologica, poter ritornare nella propria Diocesi di incardinazione, come pure altrettanto complesso è pensare ad effettuare un loro avvicendamento, la Presidenza della CEI ha suggerito alcune indicazioni – condivise a tutti i Membri martedì 21 aprile – che vanno nella direzione di una possibile proroga fino al 31 dicembre 2020.

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Sabato 25 aprile è stato inviato a tutti gli Ordinari il materiale relativo alla ripartizione e assegnazione delle somme derivanti dall’8‰ per l’anno 2020.
Nella contingenza che ha costretto a rinviare l’Assemblea Generale a novembre, la Presidenza, ai sensi dell’articolo 9§ 2 del nostro Statuto, ha avuto il consenso del Consiglio Episcopale Permanente che, nella sessione del 16 aprile 2020, ha riconosciuto il presente caso «di particolare urgenza» e ne ha autorizzato la votazione per posta elettronica.
Le determinazioni proposte – su cui è chiesta risposta entro mercoledì 29 aprile – si riterranno approvate se otterranno il voto favorevole della maggioranza assoluta dei Vescovi votanti.

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Sarà accreditato a tutte le Diocesi con valuta giovedì 30 aprile l’aiuto straordinario – pari complessivamente a 156 milioni di euro – destinato a sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano al superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia, enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà, come comunicato lo scorso 8 aprile.

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In “segno di fraternità” la Conferenza Episcopale Slovacca (Ces) ha deciso di offrire alla Conferenza Episcopale Italiana un contributo di 200 mila euro.
“Speriamo che questo vi aiuterà a continuare a portare il messaggio di fiducia e di speranza al vostro popolo”, scrive il presidente della Ces e arcivescovo di Bratislava, mons. Stanislav Zvolenský, in una lettera indirizzata al Card. Gualtiero Bassetti. “In questo tempo di prova nel quale si trova in modo particolare l’Italia”, i Vescovi slovacchi esprimono la loro solidarietà concreta invocando per il popolo italiano “la protezione di Maria Santissima”.

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Nella settimana gli accessi al sito https://chiciseparera.chiesacattolica.it, in termini di visite singole, hanno mantenuto il trend costante attestandosi intorno ai 37mila.
Il punto di forza del portale restano le iniziative delle Chiese locali che, oltre a creare dinamicità nella home page, rappresentano un importante concretizzazione della comunione che si realizza nella comunicazione: 1.200 ad oggi le condivisioni tra notizie, buone pratiche, sussidi per la preghiera personale e familiare, riflessioni e video; nel mese di aprile sono state oltre 650. Nel complesso sono stati pubblicati 120 sussidi, 870 notizie e 210 video: tutto inviato dalle diocesi.
Per quanto riguarda i profili social ufficiali della CEI, nell’ultima settimana, hanno raggiunto circa 1 milione e 200mila persone con 400mila interazioni (commenti e reazioni). In 7 giorni, le visualizzazioni dei video sono state 450mila.

La Segreteria Generale

Roma, 26 aprile 2020