13 sett | Omelia alla celebrazione dei funerali di mons. Giuseppe Centore

Capua, Basilica Cattedrale – 13 settembre 2023

 

Carissimi sacerdoti, religiose, diaconi, familiari e fedeli laici, siamo radunati nella nostra cattedrale per celebrare la S. Messa in suffragio di Mons. Centore, Canonico teologo, Primo Primicerio del Capitolo Cattedrale, il nostro don Peppino come tutti lo chiamavamo. È l’ultimo saluto al suo corpo sulla terra in attesa della risurrezione alla fine dei tempi quando il Signore Gesù ritornerà nella gloria, insieme agli angeli e ai santi, per proclamare il Suo Regno.

Ieri sera prima della chiusura della cassa lignea, la parrocchia ha organizzato un momento di ascolto e preghiera proponendo alcuni brani delle poesie di mons. Centore, con canti e ricordi di quanti lo hanno conosciuto e amato. È stato bello vedere i giovani che egli ha curato, ora adulti, stringersi attorno alla bara e in ginocchio, in un cerchio simbolico di affetto, proclamare la fede da lui trasmessa e testimoniata con la vita.

È stata l’immagine più significativa di quanto siamo chiamati a vivere e a comunicare nella nostra esistenza per la trasmissione della fede che, specialmente nel nostro contesto di ateismo pratico, sembra coinvolgere la nostra società, le istituzioni, le nostre famiglie, i nostri giovani.

Carissimi fratelli, abbiamo ancora – e forse avremo sempre più – bisogno di testimoni-trasmettitori delle Verità che sono via al cielo, comunicatori di una fede matura e vivace che si esprime e trasmette con la vita.

Mons. Centore sarà certamente ricordato per la sua cultura, per gli innumerevoli libri scritti e le bellissime poesie, ma lo sarà soprattutto perché è stato un sacerdote fedele alla Chiesa, ubbidiente al Magistero, formatore di giovani, trasparente testimone della fede cattolica.

Sarà ricordato anche per l’affabilità del tratto, la capacità di trattare tutti con rispetto, senza distinzioni: tutti coloro che lo hanno incontrato hanno avuto sempre la sensazione di essere al centro della sua attenzione e del suo affetto.

Il brano evangelico di Giovanni (6, 17-40) che è stato appena proclamato dal diacono, è tratto dal contesto più ampio del discorso di Gesù sul pane della vita che introduce il concetto base che viene espresso nella parte finale dello stesso: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato; che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Come ogni parola di Gesù riguarda direttamente ciascuno di noi, e oggi vogliamo vederlo riguardare il nostro fratello defunto che, soprattutto come sacerdote, ha trasmesso le verità della fede e ogni giorno – per tutta la vita – ha celebrato l’Eucaristia il “pane della vita” pegno di risurrezione e di gloria.

Tutta la vita tranne un solo giorno. Voglio trasmettervi quanto ricordato ieri sera durante l’incontro di cui vi dicevo all’inizio di questa mia riflessione: molti anni fa, durante un pellegrinaggio a piedi verso Lourdes insieme con gli scout, capitò che nella solennità dell’Assunta arrivarono a destinazione solo a mezzanotte camminando tutta la giornata e don Peppino (lo ricordano ancora) sbottò: “Siete riusciti per l’unica volta nella mia vita, a non farmi celebrare la Messa!”. L’Eucaristia è l’anima del sacerdozio e quindi il sacerdote è il primo fruitore della Grazia che viene dal sacramento, ma anche voi, fedeli laici, partecipando alla S. Messa siete partecipi delle realtà del cielo che devono impregnare la vostra esistenza e, con la vostra vita, trasmetterle agli altri. Nessuna difficoltà deve impedire al cristiano di comunicare la fede con la vita.

Vi riprendo la conclusione della seconda lettura di oggi; è Paolo ai Romani: “Io sono persuaso che né morte né vita, né presente né avvenire, né nessun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.

È un grande insegnamento e una vivace esortazione dell’apostolo che il nostro carissimo don Peppino ha preso sul serio e ha testimoniato per tutta la sua vita.

Continuiamo a pregare per lui offrendo il Sacrificio Eucaristico, certi – io per primo – della sua preghiera per ciascuno di noi.

 

Salvatore, arcivescovo