17 set | Omelia alla celebrazione di San Roberto Bellarmino

OMELIA ALLA CELEBRAZIONE DELLA SOLENNITA’ DI SAN ROBERTO BELLARMINO

Basilica Cattedrale, 17 settembre 2022

 

Carissimi sacerdoti, diaconi, consacrate, seminaristi e fedeli laici, siamo radunati per la celebrazione di San Roberto Bellarmino. L’anno scorso celebrammo la Solennità del Santo Patrono, ma c’erano ancora le restrizioni della Pandemia che ha causato circa180.000 morti in Italia e oltre 2 milioni nel mondo. Ora le restrizioni sono state quasi tutte eliminate e sembra che si vada meglio, penso tuttavia che un supplemento di prudenza potrebbe ancora essere utile.

È tradizione considerare questa solennità come l’ufficiale inizio delle attività pastorali diocesane, anche se sappiamo che la Chiesa – e quindi le sue attività – non va mai in vacanza (o almeno non dovrebbe). Le nostre parrocchie devono essere sempre luoghi di preghiera, di aggregazione e di crescita spirituale e umana. Nel contesto sociale nel quale stiamo vivendo si presenta ancora più insistente la domanda di senso e la necessità di proporre stili alternativi di vita che contrastino con decisione e intelligenza il pressappochismo, la vacuità, il trascinarsi senza una precisa meta, l’immoralità e la superficialità, cose che vanno radicandosi presentandosi così naturali, che vi sono tentativi di infiltrazione perfino nelle nostre Comunità.

La liturgia della Parola di oggi ci propone, nella seconda lettura, quanto Paolo scrive nella esortazione della sua lettera al fedele discepolo Timoteo: “Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci… Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero”. Non solo ai tempi di San Paolo gli uomini mostravano difficoltà a seguire la sana dottrina, ma oggi – in maniera ancora più evidente – sia nell’impostazione sostanziale che nella prassi dello stile di vita, sembra che stia succedendo nella nostra società e purtroppo anche nelle nostre Comunità quanto l’Apostolo scriveva a Timoteo mettendolo in guardia.

Non valutiamo cose da poco conto alcune consuetudini che potrebbero essere considerate marginali e che stanno invadendo le nostre chiese. Vestiti poco consoni al luogo sacro indossati senza ritegno; una volta cose del genere erano impensabili. È importante comprendere che non è solo un modo di fare è la trasposizione pratica di un modo di pensare denso di faciloneria che non può confarsi a persone serie e, soprattutto, a credenti praticanti. Presentarsi a ricevere la Comunione mezzo svestiti non penso sia una cosa bella.

Martedì scorso 5 settembre nel primo incontro dei sacerdoti, ci siamo confrontati su diversi argomenti: dalla pastorale familiare, giovanile e vocazionale al catechismo, dalla ripresa di attività sospese o parzialmente accantonate a causa della Pandemia alla crescita dei nostri gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali, l’apertura a prospettive di annuncio specialmente attraverso il Centro missionario e, soprattutto, l’attenzione alla grave crisi vocazionale che stanno sperimentando gli Istituti religiosi maschili e femminili e la notevole mancanza di vocazioni nella nostra Chiesa locale. Come sapete il 7 ottobre i nostri 2 diaconi transeunti Adriano e Angelo, saranno ordinati sacerdoti e l’accolito, seminarista Lorenzo, sarà ordinato diacono. In formazione restano solo 3 seminaristi. Non c’è ricambio né possibilità di inserimento per almeno 4 anni. Se qualche giovane scegliesse ora la via del sacerdozio e il discernimento andasse bene, oltre ai 3 che potranno essere ordinati sacerdoti dal 2024 in poi, a Capua si potrà avere un nuovo sacerdote tra non meno di 6 anni.

Sono pienamente convito che l’esempio trascina, quindi il primo impegno di promozione vocazionale dopo la preghiera è – soprattutto da parte dei sacerdoti – dare buon esempio e dimostrare che si è felici di aver scelto di seguire più da vicino il Signore come gli apostoli, che lasciarono tutto per Gesù. È quanto ci viene detto nel brano evangelico di oggi rivolto a tutti coloro che si dicono seguaci: chi vuole seguirlo non deve solo dire “Signore, Signore” ma fare la volontà del Padre per entrare nel regno dei cieli. Bisognerà somigliare a colui che ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica costruendo la sua vita non sulla sabbia, ma sulla salda roccia della Parola di Dio. Purtroppo la Pandemia ha evidenziato le spaccature nelle Comunità e la presenza in chiesa si è molto ridotta. Oltre a questo, sembra emergere la disaffezione alla pratica religiosa intesa come strumento dell’unione con Dio. Inoltre è necessario comprendere che è una illusione pensare che il mondo abbia imparato da tante guerre e fallimenti incamminandosi verso varie forme di integrazione: lo stiamo sperimentando con la guerra in Europa. Papa Francesco, nell’Enciclica “Fratelli tutti”, non dimentica di sottolineare anche il serio disagio di una natura che si ribella all’aggressione dell’uomo. Dio crea l’universo e lo regala all’uomo perché lo custodisca. Purtroppo l’uomo non lo rispetta e gradualmente lo distrugge inquinandolo; anche di questo stiamo sperimentandone la gravità.

 

Inizia il secondo anno del processo sinodale che vede protagonista tutta la Chiesa cattolica e può aiutarci nell’impegno evangelizzante. Il lavoro è cominciato dalle diocesi: non si tratta di una scelta casuale, ma di un preciso modo di intendere il mistero della Chiesa che – come afferma la Lumen Gentium – esiste “nelle e a partire dalle Chiese locali” (LG, 23).

La seconda fase dell’esperienza sinodale avviene nel sessantesimo anniversario dall’apertura del Concilio Vaticano II, indetto da san Giovanni XXIII. Una coincidenza significativa, se si pensa che il “di più” che il Sinodo sulla sinodalità richiede, cioè l’attualizzazione della cosiddetta ecclesiologia di comunione, è l’idea centrale di tutto il magistero conciliare.

Tenete presente che ogni aggiornamento sul cammino sinodale della Chiesa Italiana è riportato sul nostro Sito internet diocesano cui potete accedere facilmente anche per le altre notizie che riguardano la vita della nostra Chiesa locale.

La Conferenza Episcopale Italiana, ha inteso avviare il secondo anno della fase narrativa, proponendo i cosiddetti Cantieri di Betania:

  • ascolto di quelli che spesso restano inascoltati;
  • approfondire l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e la tensione dinamica tra fraternità e missionarietà;
  • riflettere sul rapporto tra diaconia e dimensione spirituale, sulla formazione di ogni tipologia di ministro posto a servizio della comunità.

«Quella del Cantiere – spiega il Documento della CEI – è un’immagine che indica la necessità di un lavoro che duri nel tempo, che non si limiti all’organizzazione di eventi ma punti alla realizzazione di percorsi di ascolto ed esperienze di sinodalità vissuta» (CEI, I Cantieri di Betania, p. 6) nelle parrocchie e nelle foranie.

Per molti è sembrato che, avendo inviato la Sintesi diocesana, ormai l’impegno sinodale in diocesi era terminato. In realtà non è terminato il nostro impegno per il Sinodo, cambia solo il modo di attuarlo.

Dalla Sintesi diocesana sono emerse istanze che chiedono di essere raccolte e approfondite. L’ascolto e il discernimento avvenuto nelle nostre parrocchie, come anche nei luoghi in cui i fedeli operano e vivono, ci restituiscono innanzitutto il bisogno di ripartire dalle relazioni umane, specialmente nella situazione post-pandemica che sta incidendo profondamente nella vita quotidiana allontanando dalla partecipazione anche quanti precedentemente erano assidui alle celebrazioni e alla catechesi.

A tale proposito, dalla consultazione diocesana è emersa la necessità di una corresponsabilità ecclesiale più matura, che possa nascere da relazioni vere, in cui si condivide la vita. Una corresponsabilità che nasce dalla celebrazione eucaristica, atto sinodale per eccellenza. Recentemente Papa Francesco nella Lettera Apostolica Desiderio desideravi (29 giugno 2022), sulla formazione liturgica del Popolo di Dio, ha sottolineato la portata pedagogica della celebrazione, affermando che essa «offre alla comunità cristiana la possibilità di essere formata dall’Eucaristia» (Desiderio desideravi, n. 65). Nella lettera il Papa condivide con tutti i fedeli “alcune riflessioni sulla Liturgia, dimensione fondamentale per la vita della Chiesa”. Parole che lui stesso definisce come “spunti per contemplare la bellezza e la verità del celebrare cristiano“.

È bene qui ricordare quanto ci ha detto il Concilio nella Costituzione Sacrosanctum Concilium: “La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia” (n.10).

In una prospettiva sinodale, questo dovrebbe far interrogare tutti – ma soprattutto i sacerdoti – circa le nostre celebrazioni, specialmente quelle domenicali:

  • Sono impostate in modo tale da edificare comunità corresponsabili?
  • Sono esclusi tutti i personalismi, le improvvisazioni che evocano lo spettacolo e non il coinvolgimento nel mistero celebrato?
  • Non stiamo forse esagerando con le trasmissioni della celebrazione delle Sante Messe per facebook? Non dovremmo invece puntare di più sulla partecipazione personale e fisica di quanti possono?
  • Inoltre la manifestazione della Chiesa durante la Liturgia, trova poi un riflesso nella prassi delle nostre comunità, oppure quelli che ancora partecipano, non lo fanno da protagonisti e non interiorizzano il senso della Chiesa?

Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti” al n. 7 dell’Introduzione scrive: “Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti”. In sintesi ci dice che non bastano i mezzi di comunicazione per costruire la Comunità.

Sarà certamente utile per chi vorrà, partecipare ai 2 incontri di formazione sul “Canto nella Liturgia” che si terranno uno in Avvento e l’altro in Quaresima. Potete chiedere le date ai vostri parroci che saranno avvisati. Riprende anche la Scuola di base per coloro che concludono il cammino iniziato. Lo scorso 19 marzo 2022, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi e il Prefetto della Congregazione del Clero, hanno inviato una lettera a tutti i sacerdoti del mondo. Il seguente passaggio è di particolare importanza: Come pastori possiamo fare molto perché l’amore risani le relazioni e guarisca le lacerazioni che spesso intaccano anche il tessuto ecclesiale, affinché ritorni la gioia di sentirci un’unica famiglia, un solo popolo in cammino, figli dello stesso Padre e quindi fratelli tra noi, a cominciare dalla fraternità fra noi sacerdoti».

Con l’aiuto di Dio, ci riusciremo.

Termino con un avviso che diventa un invito per tutti: Mercoledì prossimo 21 settembre, sempre alle ore 18 in Cattedrale, celebreremo la S. Messa in suffragio di mons. Bruno Schettino a 10 anni dalla sua improvvisa morte. Pregheremo per lui e ricorderemo il suo generoso esempio di pastore, specialmente nel delicato campo dei migranti. Oltre ai sacerdoti e alle religiose, sarebbe auspicabile che anche i fedeli laici si uniscano per questo momento di preghiera.

 

✠ Salvatore, arcivescovo